Ha raggiunto la cifra di 13.250 euro la vendita all’incanto della “Panda 4 Mission”, l’autoveicolo restaurato dagli allievi del Centro salesiano di formazione professionale Rebaudengo a Torino. La somma è destinata al “gemello” Centre Notre Dame de Clairvaux a Ivato in Madagascar (15 chilometri dalla capitale Antananarivo).

La ragione del progetto “Panda 4 Mission” è stata illustrata da don Luca Barone, nella presentazione dell’evento svoltasi al Toolbox di Torino:

“Quando ho alzato gli occhi sul nostro portone che affaccia sulla piazza, ho riletto la denominazione scritta sulla lapide dell’inaugurazione del 1930: “istituto missionario”. Da quel momento ho cercato di riallacciare una relazione stretta fra quanto accade in questo angolo di Torino e l’attività salesiana nel mondo”. Don Barone conosce sette Paesi africani nei quali è stato in visita da responsabile dell’animazione missionaria dell’ispettoria subalpina. Ora cura anche in questo modo, con la sollecitazione che ha dato al CFP, il suo “mal d’Africa”.

Don Daniel Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco, ha apprezzato questa “riscoperta”. Nel suo intervento al Toolbox ha sottolineato l’importanza del legame che si crea fra i giovani che frequentano i corsi al Rebaudengo e i loro coetanei in Madagascar. È un modo per costruire l’attenzione verso chi è più sfortunato perché nato in un luogo e in un tempo dove lo sviluppo è stato frenato ed è difficile da rigenerare:

La formazione professionale è uno strumento per dare ai giovani un mestiere spendibile in quelle situazioni, riversando così sull’intera comunità a cui appartengono un avvio di benessere economico”.

Il direttore Teruggi ha sottolineato l’entusiasmo che gli allievi hanno messo per il restauro della vecchia Panda immatricolata nell’anno del centenario di Don Bosco, il 1988.

“Un sintomo è che le squadre che hanno operato sul veicolo erano sempre puntualissime agli appuntamenti. Il piacere di riattivare un mezzo che sarebbe poi tornato su strada superava l’interesse per le lezioni in cui la pratica richiedere di montare un motore e smontarlo per la lezione della squadra successiva”.

Si è accesa una solidarietà a distanza che i giovani Torinesi sperano si traduca a inizio del prossimo anno scolastico nella possibilità di collegarsi via Web con la scuola di Ivato e di dialogare con i coetanei che nel frattempo avranno ricevuto il finanziamento ricavato dal progetto “Panda 4 Mission”.

A premiare l’impegno degli allievi e dei loro insegnanti, anche la partecipazione inattesa alla serata del 9 giugno di Giorgetto Giugiaro, il designer creatore della prima Panda. Ha raccontato in maniera informale ai ragazzi presenti la genesi del modello, scaturita da una sfida per creare un veicolo dal basso costo di produzione e da offrire a un prezzo popolare.

“Finché l’avvocato Agnelli non c’è salito sopra, sembrava un’automobile di poca classe, poi è diventata un’utilitaria apprezzata anche dai professionisti più esigenti”.

Il merito di questa visita a sorpresa è di Francesco Joly della Torino Heritage, l’associazione che vuole valorizzare la cultura automobilistica maturata a Torino. Ex allievo di Valsalice, come ha tenuto a sottolineare, è sua la donazione della Panda sulla quale hanno messo mani e intelligenza i restauratori, sua la capacità di sostenere questo progetto come connessione fra il mondo dell’impresa e quello della solidarietà.

“Non voglio essere blasfemo, ma se possiamo dire che in certo modo anche gli animali hanno un’anima, anche l’automobile può averne una. E questa nasce dal lavoro di chi la progetta e di chi la costruisce”.

Dal Madagascar, don Erminio De Santis ha comunicato in video registrazione il suo grazie perché anche questo contribuito servirà a proseguire l’attività di accoglienza dei circa duecento ragazzi fra i 13 e i 18 anni ai quali, oltre all’istruzione per cinque specializzazioni professionali, riesce a dare cibo, vestiti e cure mediche.

“Qui una Panda come quella che avete messo all’asta ce la sogniamo, per gli spostamenti in un territorio dove le vie di comunicazione sono poche e disastrate”.

Una nota che dice molto sulla necessità di potenziare la cooperazione fra Rebaudengo e Clairvaoux.

Questa esperienza è stata un’opportunità eccezionale dal punto di vista della formazione per i settori coinvolti e per i ragazzi e i formatori che hanno partecipato, mettendo in campo le competenze più svariate, molteplici ore di lavoro e uno stretto rapporto con aziende partner che ci hanno aiutato nella realizzazione del progetto.